Chi è più incline alla codipendenza nella coppia?
Quando si è iniziato a parlare di codipendenza, si guardava soprattutto a chi viveva accanto a persone con dipendenze. Si notava come facessero di tutto per limitare le conseguenze di quelle situazioni, mettendosi da parte per proteggere chi amavano. Oggi sappiamo che basta vivere in un ambiente difficile perché la codipendenza metta radici.
Tutto inizia da piccoli, quando ci viene chiesto troppo presto di prenderci cura degli altri. Si impara a muoversi tra confini sfumati, giochi di potere, sensi di colpa e paure, assumendo sulle proprie spalle pesi che a quell’età non si dovrebbero nemmeno conoscere, fino a perdere la fiducia negli adulti.
Nelle famiglie dove regnano confusione, imprevedibilità, freddezza o giudizi costanti, o dove gli adulti sono distanti, manipolatori o sempre pronti a criticare, viene naturale smettere di ascoltare se stessi e restare in allerta solo su quello che succede intorno.
Crescere in un ambiente instabile o che fa male, e imparare fin da piccoli a occuparsi degli altri, porta tanti bambini a diventare quelli che non danno mai problemi: sempre sorridenti, educati, discreti, ma che però restano invisibili nei loro bisogni.
Negli ultimi anni si è visto che, oltre al classico “lotta o fuga”, ci sono anche altre risposte quando ci sentiamo in pericolo: rimanere immobili o cercare di compiacere chi ci circonda. La codipendenza si infila proprio in quest’ultimo meccanismo. Se sono bravo, gentile, disponibile, forse gli altri saranno contenti e io al sicuro.
Anticipare gli stati d’animo degli altri e fare di tutto per evitare conflitti spesso diventa quasi una regola sacra in famiglia. Così, crescendo, ci si ritrova a recitare lo stesso copione anche nelle relazioni da adulti, finché non si riesce davvero a cambiare.
Chi vive nella codipendenza si sente attratto da persone che hanno bisogno di essere salvate. All’inizio questa sensazione coinvolge subito: finalmente qualcuno mi vuole, sono importante, conto qualcosa per qualcuno. Tutto appare stranamente familiare. Ma col tempo la relazione ti svuota, perché senti di non poter chiedere quello di cui hai davvero bisogno e quasi mai lo ottieni.
A volte non ci rendiamo conto che il nostro legame è diventato tossico finché non impariamo a riconoscere i primi segnali di abuso emotivo nella coppia. Ci si valuta solo in base a ciò che si riesce a dare, come se tutta la propria vita girasse intorno all’altro, ma dentro resta il vuoto, la sensazione di essere sfruttati e mai davvero visti.
Il problema è che questo schema, senza che tu te ne renda conto, ti fa finire in relazioni che assomigliano troppo a quelle vissute da piccolo: partner dipendenti, egoisti o anche aggressivi. La colpa non è mai di chi subisce, la colpa è sempre di chi ferisce.
Quando finalmente prendi coscienza di tutto questo e decidi di uscire da questo meccanismo, riconoscere questi schemi ti insegna a stare molto più attento ogni volta che inizi qualcosa di nuovo. Quelli che prima sembravano piccoli gesti d’affetto, ora li vedi come segnali d’allarme.
Come riconoscere i comportamenti codipendenti
- Fai fatica a fissare confini chiari.
- L’autostima è bassa, senti di non valere mai abbastanza.
- Hai paura di essere abbandonato o un bisogno ossessivo di piacere agli altri.
- Giustifichi o copri i comportamenti sbagliati del partner.
- Ti senti responsabile per ciò che l’altro fa, e spesso chiedi scusa al posto suo.
- Ti sforzi di accontentare chi hai accanto, anche se non ricevi lo stesso in cambio.
- Reagisci in modo difensivo o scatti senza riflettere.
- Mostrarti vulnerabile, al di là del sesso, ti risulta quasi impossibile.
- Negi ciò che ti fa male, anche quando è evidente.
- Cerchi sicurezza e protezione, ma la serenità sembra non arrivare mai.
La verità è che la codipendenza è il più grande ostacolo a una relazione sana ed equilibrata. Il difficile è che chi la vive ci è talmente dentro che spesso non la vede nemmeno. Spesso servono anni di storie finite male prima che succeda qualcosa di così forte da toglierti finalmente il velo dagli occhi.
Capire i confini: la chiave per spezzare il ciclo
Quante volte si sente ripetere che “non puoi dare da un bicchiere vuoto”? Eppure, tante persone non sanno nemmeno di poter chiedere aiuto, o semplicemente dire di no quando non hanno più nulla da dare.
Imparare a riconoscere quando i nostri confini vengono oltrepassati è fondamentale per capire se stiamo vivendo situazioni di abuso emotivo nascosto. Possono essere fisici o emotivi, e metterli significa prendersi cura di sé. Avere chiari i propri confini aiuta anche gli altri a capire fin dove possono spingersi, protegge i tuoi bisogni e ti dà uno spazio sicuro dove sentirti rispettato.
Imparare a fissare i propri confini ti risparmia molte energie: meno stress, meno sensi di colpa, meno esaurimento e relazioni più sane ed equilibrate.
Nessuno dovrebbe restare imprigionato in rapporti che consumano le energie e distruggono l’autostima. Riconoscere la codipendenza è il primo passo per rompere il ciclo e riprendere il controllo sulla propria vita e sulle proprie relazioni. Sei tu a decidere quando basta.
Se hai ancora dei dubbi, ecco risposte rapide alle domande più comuni sulla codipendenza e sulle relazioni.
La codipendenza esiste solo nelle coppie?
No, può presentarsi anche nei rapporti familiari o di amicizia, ma è nella coppia che fa più male e genera più confusione.
Si può uscire dalla codipendenza senza aiuto professionale?
Rompere lo schema è difficile, ma non impossibile. Parlare con persone fidate, informarsi e imparare a mettere confini sono passi concreti, anche se a volte farsi aiutare da fuori accelera tutto.
Come capire se la mia relazione è solo complicata o già codipendente?
Se metti sempre i bisogni dell’altro davanti ai tuoi e ti senti in colpa solo a pensare a te stesso, molto probabilmente si tratta di codipendenza.